8 Gen 2016, 17:53 | Attualità News | Scritto da : webrep

L’accusa della Lega: “Lotta alle ludopatia a parole, ma nei fatti…”
Sulla lotta al gioco d’azzardo, ai videopoker e alle ludopatie, da anni è in atto una vera e propria campagna mediatica condotta da esponenti del Partito Democratico, insieme a sindaci e qualche giornale compiacente che si erge a “moralizzatore” di turno (salvo poi pubblicare regolarmente pubblicità di sale slot…). Le polemiche non mancano, anche perché dall’opposizione si fa spesso notare il “doppio gioco” del partito di maggioranza con alcuni episodi clamorosi come l’installazione di slot machine nelle Feste dell’Unità. Ultimo capitolo della polemica, una nota dei Giovani Padani che sottolinea l’ambiguità dei democratici, a parole dalla parte del cittadino, contro i rischi portati dalla “febbre del gioco”, ma che avrebbero favorito “alcune lobby del gioco d’azzardo” con un apposito provvedimento in Parlamento Il Pd, secondo i leghsti, non smette di stupire, in fatto di ambiguità. Quando difende a parole i cittadini dal rischio di essere rovinati dal “gioco” e poi presenta un emendamento che limita che i poteri di Comuni e Regioni, nei confronti della diffusione di macchinette del videopoker dai circoli. “Non hanno voluto fare torti a qualche gestore compiacente, compresi forse i loro circoli – dice Carlo Piastra, coordinatore dei Giovani Padani emiliani – Nei fatti, il Pd aveva i numeri e la forza per poter approvare un emendamento simile a quello di alcune realtà amministrate dalle Lega Nord (a Bondeno, nel ferrarese, il sindaco leghista bloccò alcuni anni fa la creazione di una delle più grandi sale da videopoker). Ma ha prevalso l’intenzione di non fare torti a nessuno, se non alle famiglie. Anche nella Legge di Stabilità, si è aumentato il gettito derivante dal gioco: dal 13 al 15% quello proveniente dal sistema delle slot machine e dello 0,5% in più quello sulle videolotteries. Senza contare il rinnovo delle concessioni per 9 anni alle agenzie di scommesse e le nuove concessioni per le sale Bingo. Una manovra che si basa molto sugli introiti del gioco d’azzardo. Dovranno, poi, spiegare ai tanti sofferenti di ludopatia il perché di una scelta, che va solo nella direzione di incamerare soldi con il gioco. Noi confermiamo, invece, il nostro convinto ‘no’ a tutte le sale da gioco, e vorremmo che i gestori pagassero i tanti insoluti che hanno nei confronti dello Stato. Visto che parte di queste risorse potrebbero servire per curare dalla dipendenza tante persone, che dilapidano capitali e rovinano famiglie, a causa del gioco. La Regione intervenga, facendo sentire la propria voce nei confronti delle istituzioni, visto che il fenomeno riguarda circa un milione di persone, in Italia, e attualmente solo 12mila sono in trattamento contro gli effetti della ludopatia”. D’altronde, i primi a tuffarsi nel business delle Sale Bingo furono proprio gli ex Pci, tra cui alcuni reggiani in prima linea. Ma la memoria degli elettori è sempre troppo corta…