22 Gen 2017, 16:08 | Attualità News | Scritto da : Reporter

Non basta l’attitudine: guida alle competenze richieste per le nuove professioni
Attitudine o metodo? Abnegazione o formazione? Come sarà il mondo del lavoro del domani, e quali le competenze richieste per esserne protagonisti. Uno studio dell’European Centre for the Development of Vocational training (Cedefop) dell’Unione europea, sostiene che da qui al 2025 delle 107 milioni di opportunità di lavoro, circa 46 milioni saranno lavori altamente qualificati, dunque con una preparazione alle spalle che è di livello universitario o fortemente specializzata. Seguiti da 43 milioni di lavori mediamente qualificati. Solo 10 milioni saranno quelli per i quali non serve una particolare preparazione. E negli Stati Uniti la musica è la stessa. I nostri ragazzi dovranno essere specializzati ma non sappiamo ancora esattamente in cosa. Quindi tutti puntano all’attitudine di base e al metodo perché l’unica salvezza è saper imparare di continuo.
ADDIO UFFICIO
I prossimi lavoratori, che saranno i Millennials di oggi e le generazioni più giovani (quella degli “Z” parte dagli anni Novanta), porteranno la loro cultura in ambito professionale e diranno addio alle progressioni di carriera lineari, che impegnano i dipendenti per decenni e di fatto limitano la loro vita lavorativa a un paio di aziende. Secondo quanto emerso al Global Leadership Summit, una buona fetta dei capi azienda ritiene che già nel 2020 i tre quarti delle forze lavoro non avranno più sede in un “ufficio tradizionale”. Gli esperti di Ubs, in un articolato report dedicato al “lavoro del futuro”, parlano di “Bricolage Living”. Si tratta della capacità di costruire una vita “modulare”, nella quale questi astronauti del cosmo lavorativo dovranno saper saltare in differenti luoghi, senza orari canonici.
TECNO-MILLENNIALS
La tecnologia avrà senza dubbio un ruolo centrale in questo processo evolutivo del lavoro: Quasi la metà (47%, ndr) delle professioni attuali nelle economie avanzate sono ad alto rischio di esser sostituite dall’automazione, nei prossimi vent’anni. Un manager di medio livello si accorgerà che il suo lavoro può esser fatto da un sistema di intelligenza artificiale: in dieci anni gli impieghi da 35mila euro all’anno rischiano di “svanire”. I Millennials saranno la gran parte della forza lavoro del prossimo futuro: circa i tre quarti (72% per la precisione) entro il 2025. Ma molti dei loro manager saranno ancora i figli della Generazione X, cioè persone nate tra gli anni Sessanta e Settanta, con il loro carico di individualismo da self-made. Non a caso, il rischio di un conflitto generazionale nelle fila delle proprie dipendenze è profondamente avvertito da tre quarti dei manager contattati per la ricerca.
FLESSIBILI E CONTENTI
Ecco perché il report si concentra sulle caratteristiche dei nuovi professionisti in arrivo, a cominciare dalla flessibilità (tanto da definire i Millennials dei “Flexapreneurs”). Un tratto che è già un dato di fatto, se si considera che il tasso di freelance in Europa è cresciuto del 45%, tra il 2004 e il 2013. E certo, come potrebbero raccontare molti diretti interessati parlando di quanto vissuto questa “flessibilità” sulla loro pelle, in pochi casi è stata sinonimo di una scelta deliberata di carriera, quanto piuttosto un sacrificio e un obbligo dettato dalle attuali condizioni del mercato del lavoro. Archiviando la sfumatura di “precarietà” e incertezza, per “flessibilità” la ricerca intende piuttosto la preferenza di una “presenza effettiva a una presenza costante” sul lavoro. La connettività super-veloce darà una sorta di “ubiquità” ai lavoratori dei prossimi decenni. Per le assunzioni, si svilupperanno allora i sistemi che permettono di far combaciare il curriculum dei lavoratori con le esigenze delle aziende, per sviluppare insieme progetti “on demand”. Amazon o Upwork già lo fanno: il datore di lavoro avrà una specie di piattaforma che permetterà di scegliere il collaboratore che fa al caso suo, un po’ come oggi accade per le puntate delle Serie Tv o per i film.