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“Ecco perché io, omosessuale, non adotterò mai un bambino”

14 Mar 2016, 11:05 | Attualità News | Scritto da : Reporter

“Ecco perché io, omosessuale, non adotterò mai un bambino”

Dopo il caso Vendola si apre il dibattito: avere un figlio è un diritto di tutti?

Vuoi più bene al papà o..al papà? In vista del 19 marzo, Festa di San Giuseppe, il patrono di tutti i padri del mondo, ci si potrebbe imbattere in questa surreale domanda. Alla fine, dal caos normativo-mediatico conseguente al caso di Nicky Vendola che ha recentemente dato alla luce un figlio insieme al suo compagno, quelli che ci rimetteranno saranno proprio loro, i bambini. Per metterla in ridere, anche da un punto di vista economico visto che si troveranno costretti a fare un doppio regalo in occasione della Festa del Papà. Ma, per fortuna, non esiste in materia un pensiero unico. Prendete il caso, per esempio, di Jean-Pier Delaume-Myard, portavoce nazionale francese di Manif pour Tous, in libreria con un libro provocatorio fin dal titolo “Non nel mio nome: un omosessuale contro il matrimonio per tutti”. Nel testo, Delaume affronta anche il problema del diritto alla genitorialità delle coppie omosessuali. “La genitorialità non è un diritto; dare dignità umana e non un valore commerciale ai bambini, è un dovere”, dice lo scrittore. Frase forte, quelle di Jean-Pier Delaume Myard, che potrebbe apparire discriminatoria se a pronunciarle non fosse proprio un omosessuale dichiarato che non si sente rappresentato dalla lotta per la parità dei diritti in tema di matrimonio perpetuata da quella che lui stesso definisce “Lobby gay”, tanto da autodefinirsi “Omosessuale non gay”. Per spiegare la sua posizione, non facilmente riassumibile in una battuta d’effetto, Delaume-Myard ha voluto scrivere questo libro, edito in Italia da Rubettino, che prende le distanze da una battaglia ideologica e giuridica che non rispecchia i desideri di un’intera categoria di persone, come troppo spesso invece si vuole lasciar intendere. Con questo libro l’autore si propone di fare luce sull’insieme d’implicazioni negative che l’omogenitorialità comporterebbe, e di dare voce all’esigenza di smentire luoghi comuni e clichè che invadono il mondo omosessuale e confondono chi lo guarda dall’esterno. Gli interrogativi che l’autore si pone rimangono quelli più difficili sui quali non c’è ideologia che tenga: Quali sono le differenze tra bambini cresciuti in famiglie eterossesuali e quelli allevati da coppie dello stesso sesso? Come spiegare, all’interno della famiglia di una donna con un utero in affitto, a dei bambini che vedono crescere il pancione della mamma ma non conosceranno il fratello, che la gravidanza era su commissione? Come ovviare alla ricerca intrinseca nell’individuo della sua identità genetica? E, soprattutto, perché non ci si pone anche dal punto

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di vista etico il problema del ruolo delle donne che vengono derubricate a semplici dispositivi per generare figli? Nessuna risposta certa, solo dubbi che spingono a chiedersi se allargare una sfera di diritti così importante per l’essere umano sia più importante dei danni che si andrebbero a creare ad altri individui. La voce di Delaume-Myard, pur levandosi tra quelle che si pongono contro le famiglie arcobaleno, risulta allo stesso tempo “fuori dal coro” e fa più rumore delle altre perché proviene da un omosessuale e cattolico “praticante in entrambi i campi, col dovuto rispetto”, come egli stesso afferma.