22 Mag 2015, 17:58 | Attualità News | Scritto da : webrep

Intervista a Giulietta Tragni, 31 anni, da Sorbolo Levante all’Inghilterra dove lavora e vive con il marito Riccardo e il piccolo Filippo.
Reggiani in fuga. Ce ne sono tanti, ognuno di noi nei ne conosce almeno un paio nella ristretta cerchia dei suoi affetti più cari. Via Facebook contatto Giulietta Tragni, 31 anni compiuti a ottobre, che, insieme a suo marito Riccardo Cipelli, 33, e al loro primogenito Filippo vive attualmente a Maidenhead, vicino Londra. Il loro nucleo familiare ha preso vita proprio in Inghilterra, precisamente ad Exeter nel Devon e si è stabilito ad oggi nelle vicinanze della capitale per questioni lavorative. Mi hanno sempre colpita, nell’osservare da lontano i progressi della loro vita all’estero, la serenità che appare dai loro volti, l’amenità dei paesaggi ritratti nelle fotografie, la forza di una famiglia giovane in crescita che si mette le ali e, pur rimanendo saldamente legata alle proprie origini, esplora quella vera vita che a noi da qui in certi momenti sembra quasi negata. Persone che ce l’hanno fatta non per grazia ricevuta, che con sacrificio, dedizione e coraggio hanno preso la via per garantirsi nuove prospettive. Più che di fuga parlerei di possibilità. E di capacità di coglierla. Le chiedo di poterle inviare qualche domanda via mail per raccontarmi la sua esperienza e quanto ne segue ne è il resoconto.
Giulietta, quando e per quale motivazione vi siete trasferiti in Inghilterra?
“Riccardo si è trasferito a Exeter nel 2009 per un dottorato in biologia e poi ha proseguito la carriera inizialmente all’interno dell’Università. Lui lavora nel settore farmaceutico come epidemiologo, mentre io per una compagnia che si occupa di analisi della qualità del servizio clienti. E’ iniziato tutto come semplice esperienza formativa e lavorativa, senza un determinato orizzonte temporale, ed è diventata una scelta di carriera precisa quando è nato il nostro primo bambino. Abbiamo avuto l’opportunità di rimanere qui per alcuni anni e di certo ha contribuito il momento di crisi economica nel nostro Paese alla decisione di continuare a vivere all’estero”.
Pensate ad un ipotetico rientro in Italia?
“La decisione di rimanere all’estero è stata graduale e naturale. La nostalgia di casa c’è sempre, dei luoghi e soprattutto delle persone. Siamo però molto contenti di aver messo su una famiglia e di offrire a Filippo la possibilità di crescere in un ambiente molto stimolante”.
Dunque prospettate un futuro in Inghilterra o comunque all’estero per vostro figlio?
“Filippo, che ormai ha 4 anni, ha sempre vissuto in Inghilterra, va alla scuola materna e sta imparando entrambe le lingue. Non ci immaginiamo il suo futuro in nessun posto in particolare, ma speriamo di potergli dare gli strumenti e la sicurezza in sé stesso per essere a suo agio ovunque deciderà di vivere”.
Avete incontrato difficoltà ad inserirvi a livello di servizi?
“Con un po’ di adattabilità non è difficile giostrarsi nel sistema inglese, anche grazie alla burocrazia quasi inesistente e al fatto che praticamente tutto si può fare facilmente online. Quello che invece lascia un po’ perplessi è il sistema scolastico…Vero anche che per noi cresciuti in Emilia gli standard sono particolarmente alti”.
Londra è un ambiente multiculturale che accoglie ad oggi moltissimi italiani. Come vivete le diversità nei rapporti di amicizia che avete creato in questi anni?
“La cosa che ci piace di più è proprio vivere in un ambiente internazionale, grazie al quale abbiamo conosciuto persone da diverse parti del mondo. Certo, incontrare nuove culture però può avere anche i suoi svantaggi. Per esempio ci è capitato di essere costretti per educazione ad affrontare un’intera cena a base di quella che apparentemente è una prelibatezza asiatica, il cetriolo di mare (esperienza che non ci teniamo a ripetere!) di fronte alle insistenze di nostri amici di Hong Kong.”
Conoscete qualcuno che stia percorrendo la vostra stessa strada?
“In questi anni abbiamo ovviamente incontrato molti ragazzi italiani, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. Purtroppo non conosciamo nessun emiliano qui, ma abbiamo amici reggiani che hanno deciso di affrontare un’esperienza simile alla nostra, trasferendosi in altre zone della Gran Bretagna o addirittura aprendo una pasticceria in Indonesia”.