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SINAGOGA: IN 1.200 A SCOPRIRE “I SOLDATI CHE DISSERO NO”

20 Feb 2017, 19:00 | Attualità News Spettacoli | Scritto da : Reporter

SINAGOGA: IN 1.200 A SCOPRIRE “I SOLDATI CHE DISSERO NO”

Quasi 1.200 persone arrivate a conoscere la mostra, e un rinnovato interesse per un tema spesso “nascosto”, quello dei deportati militari italiani in Germania.
Sono stati ben 1153 i visitatori che hanno ripercorso le storie e la Storia de “I soldati che dissero No, storie di deportazione a Reggio Emilia dopo l’8 settembre 1943”. La mostra, allestita da Istoreco all’interno dei locali della scuola ebraica della Sinagoga di via dell’Aquila, nonostante l’argomento ancora poco conosciuto, ha catturato l’attenzione di tanti visitatori. Anche le scuole, in particolare quelle classi partecipanti al “Viaggio della Memoria” a Berlino 2017, hanno potuto approfondire il tema principale del viaggio, partito proprio questa settimana con i primi pullman per visitare i luoghi dove molti reggiani hanno vissuto la loro esperienza di prigionia dopo l’Armistizio.
L’allestimento, inaugurato il 15 gennaio nei giorni della posa di 15 pietre d’inciampo per vittime reggiane del nazismo, si è protratta fino al 5 febbraio: un cammino storiografico sulle tracce degli IMI (Immigrati Militari Italiani, i deportati militari) che continua idealmente con il Viaggio della Memoria. E, soprattutto, continua grazie ai tanti reggiani che hanno lasciato nomi e domande sui propri parenti deportati. L’evento si è rivelato infatti anche un’occasione di incontro tra coloro che hanno avuto un padre, uno zio o un fratello, deportato in Germania dopo il rifiuto a collaborare con nazisti e fascisti. Uno degli scopi della mostra era proprio questo: cominciare la raccolta di materiali dalle famiglie, anche se in notevole ritardo, ma in anticipo rispetto all’intero panorama nazionale.
La mostra e la sua attrattiva dimostra che la Sinagoga è un luogo che i reggiani chiedono fortemente come luogo di cultura durante tutto l’anno, non solo per esibizioni temporanee. Proprio durante la scorsa “Giornata della Memoria”, il vice presidente Matthias Durchfeld aveva lanciato l’appello alle istituzioni presenti, Comune e Provincia, per rendere l’ex luogo di preghiera ebraico un centro di studio aperto “vivo” aperto 12 mesi all’anno.

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