9 Mar 2018, 16:27 | Politica | Scritto da : Alice Ravazzini

Fenomenologia di un democristiano vero capace di sopravvivere ad ogni burrasca
Se lavorasse in un’azienda privata, dove i risultati e il merito contano più di tutto, probabilmente avrebbe già incassato una serie di licenziamenti lunga come tutto il curriculum. Ma per Graziano Delrio, ex consigliere regionale, ex sindaco in fuga, ex ministro in tre governi guidati da premier che più diversi uno dall’altro non potrebbero essere, le porte della politica non si sono ancora schiuse. Come cantava Joe Strummer con i suoi Clash, “il futuro non è ancora scritto”, ma nel caso di Graziano Delrio porta dritto ad un ruolo di primo piano nello scenario politico nazionale. Che sia segretario di partito (dubitiamo visto che ha sempre rifiutato di assumersi responsabilità in prima persona lasciando il gioco “sporco” ad altri) o presidente di una Camera del Parlamento poco conta. Il fatto è che, per l’ennesima volta, Graziano Delrio è sopravvissuto alla “fine” di chi gli stava accanto, in questo caso Matteo Renzi. Noi di Reporter, voce solitaria fuori dal coro, lo abbiamo sempre sostenuto. Per Dna politico, per formazione, per amici in politica, non c’è nulla di più lontano dalla filosofia del “Rottamare” di Graziano Delrio. La liasson con Renzi, al di là delle tortellate o le foto scattate a bordo del Frecciarossa, è sempre stata soltanto un legame di puro interesse. Uscito (male) dall’esperienza amministrativa come sindaco (ricorderete tutti la fuga da Reggio con tanto di staff tuttora residente nella capitale), Delrio ebbe la fortuna di trovarsi “quasi per caso” alla guida dei sindaci (Emiliano, primo cittadino di Bari, fu estromesso dopo l’intervento di Castagnetti) forte anche di una campagna per concedere la nazionalità italiana agli immigrati che gli diede visibilità mediatica nazionale. E’ proprio come presidente dell’Anci che avvicina l’astro nascente di Matteo Renzi. In quel momento, evidentemente ben consigliato, alla fortuna si aggiunge un pizzico di intuito. Con Renzi, Delrio scala posizioni nel ranking Pd. Quel sorriso sornione, quella barba sale e pepe, i nove figli, l’oratorio e le scarpette da calcio: tutto serve per affrancarsi piano piano dal Giglio magico di fatto abbandonato già all’indomani del referendum costituzionale. Il futuro non è ancora scritto, ma il presente è chiaro: Renzi è fuori, Delrio è dentro. Bravo o fortunato?