16 Apr 2018, 14:00 | Attualità | Scritto da : Alice Ravazzini
Da una psicologa e family coach americana il DECALOGO “antipanico”
Riconoscere e gestire i comportamenti del bullo o del cyberbullo non è facile, soprattutto per un genitore, poiché il ‘prevaricatore’ difficilmente parla con gli adulti dei suoi comportamenti fuori dalle mura domestiche, e tende sempre a negare e a sminuire ciò che ha fatto, trovando giustificazioni o dando la colpa agli altri. Cosa deve fare un genitore quando scopre che il figlio è un bullo?
Secondo un’indagine effettuata nel 2016 da Doxa Kids in collaborazione con Telefono Azzurro, su circa 6mila ragazzi e adolescenti, il 35% dei ragazzi dagli 11 ai 19 anni è stato vittima di episodi di violenza da parte di coetanei o compagni di scuola. E il fenomeno sarebbe in aumento. Inoltre quasi la metà degli intervistati (45%) pensa che si sia verificato un incremento del fenomeno proprio a causa della grande cassa di risonanza fornita dai social media. Un ulteriore 26% crede che la crescita sia dovuta al costante clima di incitamento all’odio e alla discriminazione presente sui media. Per un italiano su quattro, invece, il bullismo è sempre stato presente e non ci sono differenze sostanziali rispetto al passato, se non un incremento delle denunce.
I riflettori sono, giustamente, sempre accesi su chi subisce, ma cosa accade quando si scopre che fra le mura domestiche non si nasconde una vittima ma un carnefice? “Si parla sempre delle vittime di bullismo ma se ti chiamassero dalla scuola di tuo figlio per comunicarti che è lui il bullo, come pensi reagiresti?”, chiede Nan Coosemans, family coach che da circa vent’anni lavora nel mondo dello sviluppo personale a contatto con bambini e adolescenti aiutandoli nel proprio percorso di crescita personale e autrice del libro ‘Quello che i ragazzi non dicono’ (Sperling & Kupfer).
Innanzitutto è necessario essere in grado di riconoscere se tuo figlio è un bullo. Come? “Alcuni segnali sono più indicativi di altri – continua Coosemans – Ad esempio se parla spesso male degli altri o lo fa in modo aggressivo, se ha più vestiti, giochi, soldi o altre cose che non dovrebbero appartenergli. ‘Come li ha avuti?’ è la prima domanda da farsi”.
E se si ha l’amara conferma, cosa è meglio fare? Come si può recuperare e riportare il ragazzo sui binari giusti? Coosemans non ha dubbi: partire dal dialogo. Per aiutarli stila una sorta di decalogo al fine di aiutare concretamente i genitori a disinnescare il meccanismo che trasforma alcuni adolescenti in piccoli ‘criminali’ in erba, spesso (8 casi su 10 secondo la Coosemans) in via preventiva, poiché temono di essere un possibile bersaglio degli altri bulli.
IL DECALOGO
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Innanzitutto è necessario mettersi in posizione d’ascolto: ascolta bene le sue parole, è necessario scoprire perché crede che quello che fa sia giusto. Spesso i ragazzi hanno un’ottica completamente diversa rispetto a noi al resto della società.
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Prova a capire cosa c’è dietro il suo comportamento, e spiegagli che ci sono altri modi per ottenere quello che vuole o per sentirsi meglio.
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Parla con gli altri genitori per capire se anche i suoi amici hanno l’atteggiamento da bulli o se lui è il leader.
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Fai un passo indietro: è stato in prima persona vittima di bullismo in passato e adesso sta tentando di difendersi?