7 Feb 2020, 22:30 | Arte Attualità News | Scritto da : Reporter
Alla “Panizzi” una mostra in occasione del quinto centenario della morte del pittore
Reggio non dimentica Raffaello. La Biblioteca Panizzi apre il V centenario della morte di Raffaello (1520-2020) con una mostra a cura di Zeno Davoli e Chiara Panizzi, dal titolo: “Raffaello e l’incisione europea dal Cinquecento all’Ottocento”, che verrà allestita nella sala espositiva della biblioteca dall’8 febbraio al 5 aprile 2020 e sarà quindi visitabile, a titolo gratuito, negli stessi orari di apertura della Biblioteca.
La mostra rientra nel programma di Reggio per Emilia 2020, complesso di iniziative ed eventi organizzati dal comune di Reggio Emilia in concomitanza con Parma capitale italiana della cultura 2020.
“Tra gli obiettivi prioritari del mio mandato – dichiara l’assessora alla cultura Annalisa Rabitti – vi è il ‘diritto alla bellezza’ per tutti nella sua accezione più ampia. A Raffaello, un genio senza confini, per i 500 anni dalla sua morte, avvenuta il 6 aprile del 1520, che della bellezza fu uno dei massimi interpreti, Reggio Emilia dedica una sorprendente mostra di stampe in biblioteca Panizzi, che raccontano il dialogo intessuto da questo Maestro con gli artisti, fino all’Ottocento. Nell’occasione annuncio con soddisfazione anche la pubblicazione dell’ultimo volume del catalogo generale della raccolta di stampe A. Davoli che chiude un’impresa catalografica ed editoriale enorme di cui si raccolgono ora gli esiti: più di trent’anni di lavoro che ha visto impegnata l’amministrazione comunale e la fondazione “Manodori” per arricchire la nostra città di un patrimonio enorme e istituire presso la Biblioteca Panizzi il Gabinetto delle Stampe che la inserisce in un circuito nazionale di studi e di ricerca”. Raffaello risulta coinvolto nel mondo dell’incisione europea per molte ragioni e sotto molti aspetti. Egli stesso scelse ed inserì nella sua bottega il miglior incisore italiano del tempo, Marcantonio Raimondi, intuendo quanto potesse essere importante la sua tecnica per diffondere presso un pubblico enormemente più ampio la conoscenza di un artista. Al Raimondi egli consegnava i suoi disegni, o appositamente studiava disegni da tradurre in incisioni, che ottennero vasto consenso di pubblico e rimangono ancor oggi come capolavori emblematici di un’epoca e di una sensibilità. Il Raimondi per parte sua creò uno stile incisorio che contrassegnò la produzione italiana per mezzo secolo e sul quale si formarono discepoli e collaboratori.