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Il TRIBUNALE delle polemiche

2 Set 2020, 15:44 | Attualità News Politica | Scritto da : Reporter

Il TRIBUNALE delle polemiche

Marco Eboli insiste: “Perché il ministro Bonafede non manda gli ispettori?”

Restano tuttora senza risposte i dubbi e le domande avanzate da più parti nei confronti del Tribunale di Reggio Emilia, in particolare il procuratore capo Marco Mescolini per fare luce sui suoi rapporti con l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, fresco di rinvio a giudizio per corruzione da parte della procura di Perugia.

“Sono passate solo poche settimane – spiega il portavoce di Fdi Reggio Emilia Marco Eboli – da quando scrissi una lettera aperta al Procuratore capo della Repubblica di Reggio Emilia Marco Mescolini, finito nelle vicende del giudice Palamara, il quale – dopo aver sollecitato a più riprese la sua nomina a capo della Procura della nostra città – il 4 luglio 2018 ad avvenuta nomina esultò con Palamara scrivendogli “Grande Pal, re di Roma, quando vengo a Roma ti porto due magliette una estiva ed una invernale, per ringraziarti”. Ciò che più inquieta è però la frase – per la quale la città non ha ottenuto, sino ad ora, alcuna spiegazione – pronunciata dallo stesso Mescolini prima di essere nominato: “è importante per tutto la mia nomina”. Cosa sia quel “tutto” dovrebbe essere oggetto di una specifica azione della Magistratura ed un’azione ispettiva, promossa dal Ministro della Giustizia Bonafede, presso la Procura di Reggio Emilia. Ispezione, è bene ricordarlo, mai avvenuta sino ad ora – ma già sollecitata due anni fa con un’interrogazione parlamentare dell’onorevole di Fdi Tommaso Foti alla Camera. Questa interrogazione giace ancora senza risposta. Al Procuratore Mescolini chiedevo, alla luce delle intercettazioni sulla sua nomina, di prendere in considerazione, in virtù del Codice etico della magistratura, l’istituto delle dimissioni da capo della nostra procura. Inoltre chiedevo notizie circa un’inchiesta avviata dalla nostra Procura su un cospicuo numero di dirigenti del Comune di Reggio Emilia, prima delle elezioni comunali del 2019. Nella mia lettera del 14 agosto, ricordavo che lo stesso Mescolini, a ballottaggio ultimato, convocò una conferenza stampa per comunicare che erano stati indagati altri dirigenti comunali ma che lui “per non turbare le elezioni” aveva deciso di tacere. Un comportamento “anomalo”, se si pensa che l’esito delle elezioni sarebbe potuto essere, se la notizia fosse stata resa nota tempestivamente, opposta alla riconferma del Sindaco Vecchi PD. Forse, per la prima volta nella storia della Repubblica, avremmo avuto un Sindaco di centrodestra. A quella mia lettera il Procuratore capo non diede risposta, di fatto avvalendosi della facoltà di non rispondere, inviando ai giornali un laconico comunicato con il quale si definiva “a posto con la coscienza” e quindi non si sarebbe dimesso, non rispondendo tuttavia alla mia domanda circa l’iter della indagine della Magistratura su molti dirigenti comunali. Stia sereno il Procuratore Mescolini, se tale rimarrà: sarà mia cura, periodicamente, sollecitarlo alla risposta. Dopo il mio atto politico, tramite una coraggiosa lettera al suo Ordine, l’avvocato Luca Tadolini ha domandato di sostenere la mia richiesta a Mescolini a fare un passo indietro. Questa iniziativa ha prodotto nell’avvocatura reggiana gli effetti di un terremoto, seppur non molti abbiano manifestato adesione all’iniziativa dell’Avv. Tadolini, lo sciame sismico continua a farsi sentire. È seguita il 23 agosto una conferenza stampa mia e dell’amico Giovanni Paolo Bernini, dirigente di Forza Italia a Parma, che ha presentato un libro che parla della persecuzione giudiziaria da parte del giudice Mescolini nei suoi confronti, finita nel nulla. Sono seguite prese di posizione a favore di Mescolini da parte dei democratici, con a capo il capogruppo del PD alla Camera Graziano Delrio ed il Sindaco Luca Vecchi. Ha replicato il centrodestra con alcune interrogazioni parlamentari. Ad oggi la linea politica adottata dal PD e dal Procuratore Mescolini è mutuata da un detto siciliano “calati giunco che passa la piena”, che si può tradurre in, “lasciamo passare tutto e poi torniamo in piedi”. In attesa dell’esito del rinvio a giudizio del giudice Palamara, sono meritevoli di citazioni le prese di posizione del giudice reggiano Varotti e del collega siciliano Reale i quali denunciano che i magistrati indipendenti si vedono precludere possibilità di carriera a causa del sistema delle nomine “pilotate” dalle componenti più forti. Da qui discende un forte richiamo al codice etico della Magistratura che imporrebbe, ai beneficiati di nomine dovute ad intrecci tra magistratura e politica, le dimissioni. Inoltre i giudici indipendenti auspicano – come già avevo indicato nella lettera del 14 agosto riportata dai quotidiani – da parte del Presidente della Repubblica Mattarella lo scioglimento dell’attuale CSM, cosa che può fare solo lui, essendone a capo. In attesa di sviluppi due cose si possono dire: il vaso di Pandora che ho scoperchiato non smetterà di produrre esalazioni anche se qualcuno volesse richiuderlo. L’altra cosa è che il Procuratore capo Mescolini, con ciò che emerso, si trova in una condizione di incompatibilità ambientale nella quale – conclude Eboli –  sarà molto difficile esercitare il proprio ruolo”.

 


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