7 Dic 2020, 12:20 | Attualità Casa News Storia | Scritto da : Reporter
Nel silenzio delle istituzioni, sono i cittadini a tentare il recupero dello storico palazzo.
Amata e abbandonata.
Amata dai tutti i coviolesi, ma anche dai tanti reggiani che scelgono Villa Levi per una passeggiata fuoriporta nella natura e al cospetto di un esempio di stile liberty senza eguali nella nostra provincia.
Abbandonata dalle istituzioni. In primis dall’Università di Bologna, proprietaria del palazzo.
Ma anche dalla Regione, dalla Provincia e, soprattutto, dal Comune di Reggio Emilia incapace o disinteressato al recupero di un palazzo che potrebbe diventare volano prezioso sotto l’aspetto turistico e culturale.
E allora, i coviolesi coordinati dalla locale associazione “CovioloinFesta” ha scelto di battere un’altra strada, quella della mobilitazione web iscrivendo Villa Levi al concorso nazionale “I Luoghi del Cuore” promosso ogni anno dalla Fai che mette in palio finanziamenti ai primi classificati per piccole azioni di restauro.
Attualmente Villa Levi occupa il 24° posto nella classifica nazionale del censimento Fai “I luoghi del cuore”.
C’è tempo fino al 15 dicembre per votare e far così risalire ulteriori posizioni in classifica alla villa. Basta un click sul sito del Fai cercando la Villa nella sezione “I Luoghi del Cuore”: sarà sufficiente registrarsi (o accedere mediante il proprio profilo Facebook) e, in seguito, si è abilitati per votare per Villa Levi.
Villa Levi è una delle più singolari ville della campagna reggiana, caratterizzata dalla presenza dell’imponente cupola metallica e del colonnato gigante nel fronte sud.
Nata come residenza estiva attorno alla prima metà del 1600, fu rimaneggiata tra il 1790 e il 1810 su commissione dei Besenzi, i primi proprietari. All’architetto Marchelli è riferibile la sistemazione del vasto giardino “all’italiana” e la realizzazione dei due edifici di servizio, che fungevano da abitazione del custode e stalla.
La villa passò alla famiglia Levi nel 1874; all’inizio del ‘900 sono riferibili le decorazioni interne in stile libery. Venne poi acquisita dai Pelosi nel 1956 e dall’Università di Bologna nel 1971, che la destinò a sede del corso di Scienze della Produzione Animale.
A metà degli anni ’80 l’Università ricava un piano nel sottotetto, dove vennero realizzati uffici e laboratori.
Oggi la villa è proprietà dell’Università di Bologna, che ha mantenuto solo attività laboratoriali e la gestione dell’azienda agraria.