25 Lug 2014, 11:48 | Attualità News | Scritto da : webrep
“Sulle fiere di Reggio Emilia si è giocata una battaglia politica che ha avuto il risultato di bloccare per mesi l’attività fieristica e rischiato di far perdere fiducia a molti addetti. In più, si è fatto passare il messaggio sbagliato spostando l’attenzione solo sugli investimenti e sull’indebitamento”.
Parole e musica di Maria Paglia, amministratore unico di FieREmilia che interviene con una nota stampa sul dibattito in corso a Reggio sul futuro dell’ente fieristico.
“Questa equazione sbagliata (attività della fiera uguale debito) ha portato molti a chiedersi se avesse senso tenere vivo il quartiere reggiano. La risposta – continua Paglia – è molto semplice, ed è economica, non politica: le fiere di Reggio Emilia, anche in questi mesi di incertezza, sfiducia e attività ridotta, portano ogni anno sul territorio decine di milioni di euro di indotto. Una cifra ben superiore, per di più annuale, a quella pur ragguardevole del valore degli immobili, sui quali ci si azzuffa da due anni perdendo di vista la vera ricchezza: gli eventi fieristici. Il quartiere reggiano ha caratteristiche uniche: la fermata Mediopadana e la logistica in generale, certamente, ma anche una struttura dei padiglioni che lo rendono perfetto per le manifestazioni con animali vivi (siamo leader in Europa per quanto riguarda i cavalli americani, la suinicoltura, l’ornitologia, la cinofilia) o per manifestazioni specialistiche di alto livello che però non si potrebbero permettere gli affitti di altri quartieri. Quindi, costi contenuti, flessibilità, una struttura perfetta per un certo tipo di manifestazioni e la Mediopadana ed il casello autostradale a meno di 800 metri, poli culturali e di ricerca attivi, una buona ricettività: davvero ci si chiede se ha un senso mantenere un quartiere con queste caratteristiche? A me sembra inverosimile anche solo porsi la domanda. Anche perché la risposta viene dagli organizzatori privati di manifestazioni che, pur nel corso di mesi e mesi di caos, incertezza e confronto molto acceso fra istituzioni, non hanno ceduto alla tentazione di trasferirsi in altri quartieri, che pure li hanno corteggiati. Parliamo di imprenditori privati, che investono e rischiano i propri soldi, e che continuano a trovare nel quartiere di Reggio la risposta migliore ai propri bisogni.
Senza dimenticare l’occupazione: ci sono aziende in tutta la provincia che fanno mesi di fatturato grazie alle commesse legate ad una sola manifestazione, alberghi che chiudono per mesi interi dopo che sono finite le fiere internazionali nel nostro quartiere. Qualche mese fa Confcommercio ha parlato di almeno mille posti di lavoro legati all’attività fieristica: se fosse a rischio chiusura un’azienda con mille dipendenti ci si porrebbe con ogni probabilità in un altro modo di fronte alla vicenda. Senza dimenticare che, lavorando in sinergia con istituzioni, associazioni di categoria e privati, i duecentomila visitatori che ogni anno varcano i cancelli del quartiere fieristico potrebbero diventare un patrimonio anche della città, che ha il dovere di promuovere se stessa e le sue eccellenze.
In questi mesi, da quando abbiamo riaperto l’attività come FieREmilia, abbiamo cominciato a riallacciare i rapporti con i nostri interlocutori e abbiamo ricevuto con soddisfazione la fiducia di tanti organizzatori privati ed imprenditori che con le loro aziende trovano nelle fiere organizzate nel quartiere reggiano la giusta vetrina. Gli immobili sono fondamentali, e senza di essi non si possono organizzare le manifestazioni fieristiche, che sono il vero patrimonio della città. Su queste basi, siamo sicuri che arriverà anche la fiducia degli attori istituzionali e delle associazioni di categoria che troveranno unità di intenti nel salvaguardare questo importantissimo elemento della nostra economia”.
“Fiere patrimonio di tutti – conclude la Paglia – discutiamone con vivacità di idee e proposte, ma ragionando sul futuro della città, che, per le Fiere, si chiama FieREmilia”.